venerdì 1 maggio 2009

Alla ricerca delle relazioni perdute

Qualche giorno fa mi sono preso una giornata di evasione dallo studio, è stata sicuramente ricca più di tante pagine di istologia forse. Spesso molte relazioni ci capita di trascurarle specie le più intime perché tanto ci sembrano lì a portata di mano come cose, presi dalla frenesia e dalla corsa, anzi rincorsa di tutti gli impegni. Questa volta in compagnia dei nonni ho ascoltato con attenzione tutti i loro racconti e percependo come erano desiderosi di tramandare quasi la loro vita perché tutto non si perdesse nel corso del tempo, indicandomi i posti dove avevano abitato, cosa era avvenuto in quel posto. Così tutti quei luoghi anonimi hanno iniziato ad acquistare un valore, si è iniziata a creare o meglio a collegare la trama dei tanti posti visti magari tante volte e ignorati, con la storia. Ho conosciuto persone che vi abitavano, i vecchi contadini che lavoravano per loro tanti anni fa, percependo quel contatto intimo con della mezzadria tra padrone e contadino e con la terra. Delle persone che mi ricordavano l’immagine concreta di Mazzarò, fino ad allora solo un personaggio di un racconto di una realtà ormai evanescente. Persone che avevano fatto la loro piccola fortuna con il lavoro ormai, ma abituate a vivere come sempre. Tuttavia nella loro semplicità ricche di saggezza . La moglie un po’ malandata quando ha saputo che studiavo medicina mi ha subito detto con il cuore di non perdere mai l’umanità dietro la professione come a molti accade, e credo dalla sua stampella che di medici ne avesse già visti. Dalla breve discussione poi sono emersi consigli per nulla retorici, forse all’apparenza ma se vissuti nel contesto veramente profondi : “Ragazzi stiamo facendo come i Romani all’ apice del loro impero che decaddero per il lassismo poi, forse toccherà anche a voi ritornare a fare l’orto, mi auguro di no” e poi “Ora le uova, le arance come crescono non le vuole più nessuno , se non sono pompate e quelle nostrane non le compra nessuno. Ma questa è colpa dei consumatori.” Adesso parliamo di Slow Food o di agricoltura biologica e di consumo critico e consumo equo e solidale ma che non sono nulla di nuovo, sicuramente collegato a questo e a quello che di buono c’era nelle vecchie abitudini. Quello che è evidente spesso per le vecchie generazioni è forse la difficoltà nel capire e riuscire ad adeguare alla nuova realtà così diversa troppo rapide le innovazioni che appaiono distanti, lo stesso vale per noi, forse anche per questo vale la pena di essere capaci a “stare on-line”.

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