Quel che ho capito dagli esami è che il valore di un voto è quasi pari a 0, anche se ce gente troppo attaccata ad un numero (che ci spacciano come se ognuno fosse sovrapponibile agli altri e poterci mettere in fila e giudicare, ma non è così semplice la meritocrazia. Nel fare questo si taglia ognifilo invisibile dietro ad ogni voto che è la storia di ciascuno che ci sta dietro.)
In fondo ogni esame è un caso particolare per ognuno, e questo si sa: la domanda che ti fa il prof, come gli girano in quel momento, il tuo stato di ansia, quale prof ti tocca...etc
Ma vedere come è sbilanciata poi così spesso, bè dicono che alla lunga per la legge delle probabilità dovrebbero ottenere quello che hannoseminato..mah non credo che cisia una corrispondenza biunivoca necessaria comunque, forse è troppo presto per vederlo.
Per ora da quello che ho visto ho capito pure checi sono "tipi da esame" e "tipi non da esame", analogamente a come ci sono quelli "da spiaggia", perchè ho visto gente fare poco e prendere voti assurdi ed altri portarsi la solita sfigaccia nera dietro. La sorte è ingiusta per definizione perchè non c'è razionalità dietro, e quindi giustizia, ma la realtà ce la possiamo comunque costruire e cercare di determinare con la volontà, un pò come le considerazioni che Vico fa ne la Scienza Nuova, questa è la rivoluzione dell'uomo, la capacità di creare la storia , quindi gli eventi.
Le leggi, l'organizzazione della società sono in fondo un modo per sottrarci al caso, in un'organizzazione libera e più complessa derivata dal nostro pensiero, in un sistema interno al mondo umano, quello dellle finalità, perchè all'esterno del nostro giudizio forse è solo tutto fenomeno oggettivo, la grandezza per noi è poterci costruire un mondo attribuendo significato e valore alle cose, da qui deriva poi la morale.
Non so perchè sto scrivendo tutte queste cose esattamente ma mi è uscito quasi di impeto dopo aver letto il post Noia, specie per le considerazioni sulla politica e la scuola di cui condivido appieno tutto.
Mi pare tutto a volte, a partire dal piccolo dell' ateneo una lotta titanica della vita, noi nel nostro piccolo a sfidare e combattere la sorte malvagia, come una lotta dell' uomo contro l'entropia dissolvitrice (e mitorna in mente quella "palta" putridume di rifiuti che si riforma, di un racconto di Philip Kindred Dick), ma in queste sfide colossali io non mi arrendo, come per ogni cosa finche si lotta si da senso a noi e alle cose per cui ci battiamo.
sabato 25 luglio 2009
Come organizzare un TOGA PARTY
Bè sicuramente è stato il miglior modo di festeggiare i miei vent'anni, ma si può estendere ad ogni occasione..e soprattutto ogni pretesto è buono, e la goliardia èassicurata!
Cosa occorre:
1) Gente pronta a festeggiare, anche se non si sa cosa
2) La Toga ovviamente per ognuno ( a chi non la vuole mettere uno sparticulo dovrebbe essere d'obbligo), un lenzuolo bianco va più che bene, passi la tovaglia a quadretti...ma basta non ci siano i fiorellini; un pò di serietà!
3) Vino concio o da supermercato che sia
4) Le corone d'alloro
Ma non vi sto vendendo unkit fai da te, quelo che conta è lo spirito con cui vivere una serata in compagnia, e il miglior modo di capirlo è questo video tratto da Animal House, grande film! E' questo che mi ha ispirato ai tempi del liceo.
Cosa occorre:
1) Gente pronta a festeggiare, anche se non si sa cosa
2) La Toga ovviamente per ognuno ( a chi non la vuole mettere uno sparticulo dovrebbe essere d'obbligo), un lenzuolo bianco va più che bene, passi la tovaglia a quadretti...ma basta non ci siano i fiorellini; un pò di serietà!
3) Vino concio o da supermercato che sia
4) Le corone d'alloro
Ma non vi sto vendendo unkit fai da te, quelo che conta è lo spirito con cui vivere una serata in compagnia, e il miglior modo di capirlo è questo video tratto da Animal House, grande film! E' questo che mi ha ispirato ai tempi del liceo.
venerdì 24 luglio 2009
Una scuola di vita
Questa estate non riuscirò sicuramente a tornare ormai i Albania, ci sono stato le ultime due estati con un progetto di sviluppo, a Berat.
Come ogni esperienza, sicuramente mi ha arricchito, ho conosciuto luoghi e bei paesaggi, oltre a periferie degradate, e persone che voglio salutare con questo post anche se non lo leggeranno, quello che più conta è che si è trattato di relazioni personali, vere, e non un conoscere mediato contaminato di giudizi e /o luoghi comuni.
Quello che ho visto è che certamente c'è ancora molto da fare, il concetto di ecologia non è minimamente contemplato, ma prima di questo magari ci sono problemi anche più immediati come la mafia, e l'istruzione. Ma l'impressione che lascia rivisitandola a distanza di un anno è l' ingente sforzo di migliorare, la ricerca del benessere occidentale (la cosa che più mi ha stupito la prima volta è l'uso ossessivo del cellulare come simulacro di tecnologia e benessere) dall' attrazione di capitali e la crescita del pil annua lo dimostra.
In fondo la cosa più giusta per paesi intrecciati come i nostri per sfondi storici e politiche economiche di sviluppo e di controllo dell' immigrazione, è delineare un percorso comune di solidarietà. Quello che mi spaventa sono le false politiche di lotta all' immigrazione fatte di allarmismi e populismi elettorali (vedi pacchetto sicurezza).
Mentre quello che questo progetto si proponeva concretamente di fare era di valorizzare il posto, permettere lo sviluppo, senza dover indurre nel miraggio del benessere dell' Europa.
Ogni progetto alla fine deve realizzarsi tramite le persone, ed una più intima relazione capillare tra queste certamente quando possibile la strategia migliore ed umana.
Come ogni esperienza, sicuramente mi ha arricchito, ho conosciuto luoghi e bei paesaggi, oltre a periferie degradate, e persone che voglio salutare con questo post anche se non lo leggeranno, quello che più conta è che si è trattato di relazioni personali, vere, e non un conoscere mediato contaminato di giudizi e /o luoghi comuni.
Quello che ho visto è che certamente c'è ancora molto da fare, il concetto di ecologia non è minimamente contemplato, ma prima di questo magari ci sono problemi anche più immediati come la mafia, e l'istruzione. Ma l'impressione che lascia rivisitandola a distanza di un anno è l' ingente sforzo di migliorare, la ricerca del benessere occidentale (la cosa che più mi ha stupito la prima volta è l'uso ossessivo del cellulare come simulacro di tecnologia e benessere) dall' attrazione di capitali e la crescita del pil annua lo dimostra.
In fondo la cosa più giusta per paesi intrecciati come i nostri per sfondi storici e politiche economiche di sviluppo e di controllo dell' immigrazione, è delineare un percorso comune di solidarietà. Quello che mi spaventa sono le false politiche di lotta all' immigrazione fatte di allarmismi e populismi elettorali (vedi pacchetto sicurezza).
Mentre quello che questo progetto si proponeva concretamente di fare era di valorizzare il posto, permettere lo sviluppo, senza dover indurre nel miraggio del benessere dell' Europa.
Ogni progetto alla fine deve realizzarsi tramite le persone, ed una più intima relazione capillare tra queste certamente quando possibile la strategia migliore ed umana.
Vacanze
Map of social network
Ho trovato una mappa interessante sui social network che volevo riportare:
- Facebook ha quasi colonizzato l’Europa e si appresta ad estendersi ovunque, nel tentativo di spodestare i social network locali
- QQ, domina in Cina e con i suoi 300 milioni di utenti è il più grande social network del pianeta
- MySpace ha perso la sua leadership ovunque (eccetto nell’isola di Guam)
- V Kontakte la fa da padrone nei territori della Russia
- Orkut rimane forte in India e Brasile
- Hi5 resiste in Peru, Colombia, Ecuador e in altre nazioni come il Portogallo, la Mongolia e la Romania
- Odnoklassniki sopravvive in alcune repubbliche dell’ex Unione Sovietica
- Maktoob rimane la più importante community araba
giovedì 23 luglio 2009
Face Book e la Privacy
Ho resistito a baluardo ancora contro Faccialibro, non è che ne volessi fare una questione di principio, o forse l' ho fatto, ma non provavo particolare interesse o anzi ero convinto che avrebbe finito per farmi perderci più tempo che altro.
Non mi piaceva l’idea di farlo secondo la “corrente“ del momento, ma un utilità sicuramente c’e l’ ha, e non morde.
Forse è il fatto che sia la moda del momento e proprio perché tutti lo usino, per contattare tutti diventa quasi d’obbligo e in effetti a volte ho rimpianto di non averlo fatto bruciando soldi al telefono per organizzare una maledetta cena di classe. Quel che ho capito è che in fondo non si tratta di un oggetto ma di un mezzo e sta a noi gestirlo bene o male, e solo al primo può attenere il conformismo. Questa è la distinzione più importante che va fatta forse, perché un oggetto che non può cambiare già determinato per le sue funzioni può essere utile o solo un giocattolo, ma in uno strumento del genere le potenzialità le scriviamo noi con il nostro contributo, nell’uso di per sé non ha valore.
E’ poi vero che in fondo non costa nulla fare un account e provare, anche se su FB il problema riguarda anche su come giochi sporco in proposito della privacy e nel trattamento dei contenuti quindi. Quello che più da fastidio seppure irragionevolmente forse è il fatto che quando un servizio si sviluppa finisce per diventare un big nel suo settore, e l’idea del monopolio da sempre fastidio, anche se siamo noi a renderlo tale e se è ben fatto e se risponde a dei bisogni è lecito che lo diventi forse. In ogni caso non è che sia l’unico, si può comunque scegliere, e in effetti pure nel campo dei social network si trovano piattaforme open source.
C’è anche da dire che dopo il 4 febbraio il retro-front di FB a seguito delle innumerevoli proteste degli utenti deve far pensare in positivo sul potere dei consumatori di far valere i propri diritti, se c’è qualcosa di storto possiamo sempre fare qualcosa con una partecipazione attiva.
Al più se non mi andrà a genio entrerò nel gruppo di chi si è inscritto a FB e se ne è pentito.
Così Facebook aveva modificato le condizionni sull'utilizzo dei dati personali
Il 4 febbraio Facebook cambiano le condizioni:
alla chiusura dell’ account non cessa più ogni suo diritto sui materiali pubblicati sul network, per garantire il funzionamento del network (dice).
Così si attribuisce la proprietà dei contenuti:
“You hereby grant Facebook an irrevocable, perpetual, non-exclusive, transferable, fully paid, worldwide license (with the right to sublicense) to (a) use, copy, publish, stream, store, retain, publicly perform or display, transmit, scan, reformat, modify, edit, frame, translate, excerpt, adapt, create derivative works and distribute (through multiple tiers), any User Content you (i) Post on or in connection with the Facebook Service or the promotion thereof subject only to your privacy settings or (ii) enable a user to Post, including by offering a Share Link on your website and (b) to use your name, likeness and image for any purpose, including commercial or advertising, each of (a) and (b) on or in connection with the Facebook Service or the promotion thereof.”
In seguito viene eliminatoil seguente paragrafo:
You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to
remove your User Content, the license granted above will automatically expire,
however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User
Content.
Facebook poteva tenerne una copia, seppure cancellavi il tuo indirizzo, ma senza specificare altro!
E’ stata aggiunto questo paragrafo:
"The following sections will survive any termination of your use of
the Facebook Service: Prohibited Conduct, User Content, Your Privacy Practices,
Gift Credits, Ownership; Proprietary Rights, Licenses, Submissions, User
Disputes; Complaints, Indemnity, General Disclaimers, Limitation on Liability,
Termination and Changes to the Facebook Service, Arbitration, Governing Law;
Venue and Jurisdiction and Other".
Viene dichiarata ora la loroproprietà sui contenuti, forse sebra una sottigliezza ma quali possono esere le ripercussioni?
Da questa decisione sono partite le proteste di tutti gli utenti che ha permesso il dietrofront da parte di FB, con la risposta data da ufficialmente da Mark Zuckerberg e Industri standard
"We are not claiming and have never claimed ownership of material that users upload. The new Terms were clarified to be more consistent with the behavior of the site. That is, if you send a message to another user (or post to their wall, etc…), that content might not be removed by Facebook if you delete your account (but can be deleted by your friend). Furthermore, it is important to note that this license is made subject to the user’s privacy settings. So any limitations that a user puts on display of the relevant content (e.g. To specific friends) are respected by Facebook. Also, the license only allows us to use the info “in connection with the Facebook Service or the promotion thereof.” Users generally expect and understand this behavior as it has been a common practice for web services since the advent of webmail. For example, if you send a message to a friend on a webmail service, that service will not delete that message from your friend’s inbox if you delete your account. "
alla chiusura dell’ account non cessa più ogni suo diritto sui materiali pubblicati sul network, per garantire il funzionamento del network (dice).
Così si attribuisce la proprietà dei contenuti:
“You hereby grant Facebook an irrevocable, perpetual, non-exclusive, transferable, fully paid, worldwide license (with the right to sublicense) to (a) use, copy, publish, stream, store, retain, publicly perform or display, transmit, scan, reformat, modify, edit, frame, translate, excerpt, adapt, create derivative works and distribute (through multiple tiers), any User Content you (i) Post on or in connection with the Facebook Service or the promotion thereof subject only to your privacy settings or (ii) enable a user to Post, including by offering a Share Link on your website and (b) to use your name, likeness and image for any purpose, including commercial or advertising, each of (a) and (b) on or in connection with the Facebook Service or the promotion thereof.”
In seguito viene eliminatoil seguente paragrafo:
You may remove your User Content from the Site at any time. If you choose to
remove your User Content, the license granted above will automatically expire,
however you acknowledge that the Company may retain archived copies of your User
Content.
Facebook poteva tenerne una copia, seppure cancellavi il tuo indirizzo, ma senza specificare altro!
E’ stata aggiunto questo paragrafo:
"The following sections will survive any termination of your use of
the Facebook Service: Prohibited Conduct, User Content, Your Privacy Practices,
Gift Credits, Ownership; Proprietary Rights, Licenses, Submissions, User
Disputes; Complaints, Indemnity, General Disclaimers, Limitation on Liability,
Termination and Changes to the Facebook Service, Arbitration, Governing Law;
Venue and Jurisdiction and Other".
Viene dichiarata ora la loroproprietà sui contenuti, forse sebra una sottigliezza ma quali possono esere le ripercussioni?
Da questa decisione sono partite le proteste di tutti gli utenti che ha permesso il dietrofront da parte di FB, con la risposta data da ufficialmente da Mark Zuckerberg e Industri standard
"We are not claiming and have never claimed ownership of material that users upload. The new Terms were clarified to be more consistent with the behavior of the site. That is, if you send a message to another user (or post to their wall, etc…), that content might not be removed by Facebook if you delete your account (but can be deleted by your friend). Furthermore, it is important to note that this license is made subject to the user’s privacy settings. So any limitations that a user puts on display of the relevant content (e.g. To specific friends) are respected by Facebook. Also, the license only allows us to use the info “in connection with the Facebook Service or the promotion thereof.” Users generally expect and understand this behavior as it has been a common practice for web services since the advent of webmail. For example, if you send a message to a friend on a webmail service, that service will not delete that message from your friend’s inbox if you delete your account. "
mercoledì 22 luglio 2009
Facebook gioca sporco..e si sapeva
Con175 milioni di accounts attivi e in continua espansione, aumentano i materiali d’archivio: foto, post.. ma le regole sull’uso dei contenuti e la garanzia alla privacy dovrebbero essere chiari fin da principio, quando uno accetta consapevolmente i termini del “contratto”. Siamo sicuri che poi tutto ciò serva solo al suo funzionamento?! Gli utenti e il materiale da loro postato potrebbe diventare un materiale di scambio e di marketing come per i supermercati lo è l’informazione su ciò che acquistano i consumatori. Certo si tratta comunque di un social network e per definizione ci si dovrebbe pensare prima di pubblicare al fatto che i contenuti siano potenzialmente accessibili a tutti, e regolarsi di conseguenza. Forse è scontato ma è pure riportato anche nella della guida 'Social network: attenzione agli effetti collaterali' del Garante dei dati personali riguardo al problema tra nuove tecnologie di comunicazione e privacy. Non è comunque corretto che ci si debba aspettare chissà cosa, e che questi si possano ritorcere contro chissà quando, anche se magari possono essere allarmismi inutili.
Le questioni attengono sia alla privacy, al diritto d’autore, al copyright, al carattere sociale della rete.
Va quindi messa molta attenzione su quello che si vuole pubblicare su Facebook o su qualsiasi altro social network.
Le questioni attengono sia alla privacy, al diritto d’autore, al copyright, al carattere sociale della rete.
Va quindi messa molta attenzione su quello che si vuole pubblicare su Facebook o su qualsiasi altro social network.
Ancora tre considerazioni
Forse ormai mi ripeto ma tra quello che volevo dire e le informazioni che ho trovato erano molte e le ho divise in tre post, perchè per alcune credo valga la pena sprecare un pò dispazio.
Cito a propositotre tre considerazioni molto appropriate trovate su: Link
1) Siamo diventati pazzi. Le idee non sono le cose, le idee hanno maggior valore delle cose.
2) La proprietà intellettuale trattando le idee come le cose dà a queste un proprietario e la possibilità di essere commerciate, ma le idee sono idee e per questo possono essere copiate, modificate e migliorate.
3) Questo processo ci ha permesso di modificare il nostro mondo e costruire cose diverse. Se le nostre idee di proprietà intellettuale sono sbagliate, dobbiamo cambiarle, migliorarle a farle tornare al loro scopo originale."
Forse è il caso di riflettere sul senso della proprietà su cosa vuol dire che qualcosa è mio e perchè lo è?
Mi torna in mente una frasa della poetessa Jorie Graham, sentita ad una conferenza: " per scrivere una poesia bisogna ragionare sul senso delle cose, l'assurdo che ne viene, ad esempio vedo il mio giardino e mi chiedo che cosa significhi che sia mio, come può la terra appartenermi?" (pressapoco così).
Infondo molti sostengono che l’arte non sia mai il prodotto di un singolo individuo, ma che come ogni cosa derivi dalle innumerevoli influenze che ogni artista ha avuto da altri, dall’ambiente circostante. In questo senso, l'opera è prodotto e proprietà di una società e di un'epoca, più che di un individuo e dei suoi eredi. I primi musei sono nati in fatti da considerazioni analoghe nel ‘700, come luoghi in cui l’arte era valorizzata e custodita secondo un diritto alla fruizione e all’apprendimento collettivo.Cito a propositotre tre considerazioni molto appropriate trovate su: Link
1) Siamo diventati pazzi. Le idee non sono le cose, le idee hanno maggior valore delle cose.
2) La proprietà intellettuale trattando le idee come le cose dà a queste un proprietario e la possibilità di essere commerciate, ma le idee sono idee e per questo possono essere copiate, modificate e migliorate.
3) Questo processo ci ha permesso di modificare il nostro mondo e costruire cose diverse. Se le nostre idee di proprietà intellettuale sono sbagliate, dobbiamo cambiarle, migliorarle a farle tornare al loro scopo originale."
Forse è il caso di riflettere sul senso della proprietà su cosa vuol dire che qualcosa è mio e perchè lo è?
Mi torna in mente una frasa della poetessa Jorie Graham, sentita ad una conferenza: " per scrivere una poesia bisogna ragionare sul senso delle cose, l'assurdo che ne viene, ad esempio vedo il mio giardino e mi chiedo che cosa significhi che sia mio, come può la terra appartenermi?" (pressapoco così).
La proprietà privata può essere soggetta d’esproprio per fini di utilità pubblica, come per la costruzione di strade, ferrovie, o lo spostamento di opere d’arte stesse come per l’intero sito archeologico di Abu Simbel nella costruzione della diga di Assuan.
Le leggi ci regolano nell'organizzazione ma dipende da quali volontà sono mosse, veramente per un fine bubblico? per il bene di chi e quale è la scelta giusta, gli esiti lo confermano ma non è il caso dia spettare una conferma .
martedì 21 luglio 2009
Le armi contro la castrazione dei cervelli
Cercando le informazioni che poi si sono trasformate nel precedente post mi sono imbattuto in una figura piuttosto interessante, Richard Stallman. Sviluppò nel 1984 un meccanismo dal copyright per la gestione dei diritti sulla proprietà dei software: il copyleft applicato nell'ambito del Software libero. Si contrappone al software proprietario ed è differente dalla concezione open source, incentrandosi sulla libertà dell'utente e non solo sull'apertura del codice sorgente. Con la Free Software Foundation da lui fondata, stabilì quattro "libertà fondamentali’ su cui debba basarsi un software perché possa essere considerato libero:
· Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo (chiamata "libertà 0")
· Libertà di studiare il programma e modificarlo ("libertà 1")
· Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo ("libertà 2")
· Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio ("libertà 3")
Evocano quasi le leggi della robotica di Asimov.
L'idea del Copyleft mi pare una valida alternativa, rispecchia sempre il concetto di open source, anche se il problema rimane e forse va combattuto anche per via legale.
Sentenze di tribunali europei hanno spesso già confermato la validità di brevetti su software assegnati dall’Ufficio brevetti europeo e nazionali, esercitando pressioni lobbistiche.
Gli autori di software sono in fondo già protetti dal diritto d’autore che non impedisce ad altri di sviluppare l’idea in tal senso, favorendo una migliore competizione ed innovazione, soprattutto equa. Tra i “compratori di brevetti” i principali coinvolti sono Microsoft, ma anche Google e Amazon seppure rendono i loro servizi più aperti controllano totalmente i motori che li rendono possibili. Molti studi scientifici ed economici giustificano ormai l’abolizione dei brevetti sul software
· Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo (chiamata "libertà 0")
· Libertà di studiare il programma e modificarlo ("libertà 1")
· Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo ("libertà 2")
· Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio ("libertà 3")
Evocano quasi le leggi della robotica di Asimov.
L'idea del Copyleft mi pare una valida alternativa, rispecchia sempre il concetto di open source, anche se il problema rimane e forse va combattuto anche per via legale.
Sentenze di tribunali europei hanno spesso già confermato la validità di brevetti su software assegnati dall’Ufficio brevetti europeo e nazionali, esercitando pressioni lobbistiche.
Gli autori di software sono in fondo già protetti dal diritto d’autore che non impedisce ad altri di sviluppare l’idea in tal senso, favorendo una migliore competizione ed innovazione, soprattutto equa. Tra i “compratori di brevetti” i principali coinvolti sono Microsoft, ma anche Google e Amazon seppure rendono i loro servizi più aperti controllano totalmente i motori che li rendono possibili. Molti studi scientifici ed economici giustificano ormai l’abolizione dei brevetti sul software
Proprietà intellettuale..No grazie!
Tempo fa si era già discusso all’interno della blog-class sui limiti nello sviluppo delle idee introdotti da legislazioni troppo restrittive sul copyright di contro alle potenzialità di un uso aperto e libero offerto dal nuovo concetto dell’open source. Ne rende conto il fatto che sia sfruttato dalle aziende stesse ormai. Ovviamente è giusto proteggere l’ideatore di un’ idea, invenzione, opera d’arte che sia, nel riconoscimento della paternità, ma anche in questo si deve trovare un equilibrio, premesso che già è garantito dalle leggi sul diritto d’autore. Inoltre in molti campi di ricerca è sempre più labile questo confine e pare più una lotta da parte delle grandi industrie di accaparrarsi monopoli in modo discutibile. Il problema che ora si è aperto è più che altro legato alla Proprietà intellettuale ora.
Per capire meglio il problema va distinto innanzi tutto che:
-Copyright © (diritto di copia) è l'insieme delle norme giuridiche sul diritto d’autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense.
-Il diritto d'autore è la posizione giuridica dell’autore di un’ opera, a cui leggi nazionali e convenzioni internazionali come la convenzione di Berna. Riconoscono la facoltà di diffusione e sfruttamento e il diritto ad essere indicato come tale anche quando abbia alienato le facoltà di sfruttamento economico (diritto morale d'autore).
-La proprietà intellettuale è l’insieme di principi giuridici che tutelano l’opera di autori, e attribuisce a creatori e inventori un monopolio di sfruttamento.
Certamente quest’ultima fa parte di una concezione orami obsoleta e più che altro è legato agli interessi di lobby che in questo modo possono controllare il mercato senza peraltro generare realmente un beneficio, ma anzi soffocare l’innovatività delle piccole/medie aziende principali responsabili dell’ innovazione. Un problema di questo tipo si è aperto ora con la proprietà intellettuale sul software. I produttori devono proteggersi dalle innumerevoli cause legali con spese di denaro sottratte alla ricerca, da parte dei proprietari (che non necessariamente ne sono produttori).
Questo fenomeno è già iniziato negli U.S.A e costa miliardi di dollari ogni anno, e lo stesso rischia di avvenire pure in Europa. La causa sta nelle leggi restrittive con un fondamento legale poco chiaro a quanto pare, e che è facile violare pure inconsapevolmente.
La Foundation for a Free Information Infrastructure si sta impegnando con una petizione nel bloccare questo processo.
Link
Iscriviti a:
Post (Atom)