martedì 21 luglio 2009

Le armi contro la castrazione dei cervelli


Cercando le informazioni che poi si sono trasformate nel precedente post mi sono imbattuto in una figura piuttosto interessante, Richard Stallman. Sviluppò nel 1984 un meccanismo dal copyright per la gestione dei diritti sulla proprietà dei software: il copyleft applicato nell'ambito del Software libero. Si contrappone al software proprietario ed è differente dalla concezione open source, incentrandosi sulla libertà dell'utente e non solo sull'apertura del codice sorgente. Con la Free Software Foundation da lui fondata, stabilì quattro "libertà fondamentali’ su cui debba basarsi un software perché possa essere considerato libero:
· Libertà di eseguire il programma per qualsiasi scopo (chiamata "libertà 0")
· Libertà di studiare il programma e modificarlo ("libertà 1")
· Libertà di copiare il programma in modo da aiutare il prossimo ("libertà 2")
· Libertà di migliorare il programma e di distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio ("libertà 3")
Evocano quasi le leggi della robotica di Asimov.
L'idea del Copyleft mi pare una valida alternativa, rispecchia sempre il concetto di open source, anche se il problema rimane e forse va combattuto anche per via legale.
Sentenze di tribunali europei hanno spesso già confermato la validità di brevetti su software assegnati dall’Ufficio brevetti europeo e nazionali, esercitando pressioni lobbistiche.
Gli autori di software sono in fondo già protetti dal diritto d’autore che non impedisce ad altri di sviluppare l’idea in tal senso, favorendo una migliore competizione ed innovazione, soprattutto equa. Tra i “compratori di brevetti” i principali coinvolti sono Microsoft, ma anche Google e Amazon seppure rendono i loro servizi più aperti controllano totalmente i motori che li rendono possibili. Molti studi scientifici ed economici giustificano ormai l’abolizione dei brevetti sul software

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