mercoledì 22 luglio 2009

Ancora tre considerazioni

Forse ormai mi ripeto ma tra quello che volevo dire e le informazioni che ho trovato erano molte e le ho divise in tre post, perchè per alcune credo valga la pena sprecare un pò dispazio.
Cito a propositotre tre considerazioni molto appropriate trovate su: Link

1) Siamo diventati pazzi. Le idee non sono le cose, le idee hanno maggior valore delle cose.


2) La proprietà intellettuale trattando le idee come le cose dà a queste un proprietario e la possibilità di essere commerciate, ma le idee sono idee e per questo possono essere copiate, modificate e migliorate.


3) Questo processo ci ha permesso di modificare il nostro mondo e costruire cose diverse. Se le nostre idee di proprietà intellettuale sono sbagliate, dobbiamo cambiarle, migliorarle a farle tornare al loro scopo originale."

Forse è il caso di riflettere sul senso della proprietà su cosa vuol dire che qualcosa è mio e perchè lo è?
Mi torna in mente una frasa della poetessa Jorie Graham, sentita ad una conferenza: " per scrivere una poesia bisogna ragionare sul senso delle cose, l'assurdo che ne viene, ad esempio vedo il mio giardino e mi chiedo che cosa significhi che sia mio, come può la terra appartenermi?" (pressapoco così).
Infondo molti sostengono che l’arte non sia mai il prodotto di un singolo individuo, ma che come ogni cosa derivi dalle innumerevoli influenze che ogni artista ha avuto da altri, dall’ambiente circostante. In questo senso, l'opera è prodotto e proprietà di una società e di un'epoca, più che di un individuo e dei suoi eredi. I primi musei sono nati in fatti da considerazioni analoghe nel ‘700, come luoghi in cui l’arte era valorizzata e custodita secondo un diritto alla fruizione e all’apprendimento collettivo.
La proprietà privata può essere soggetta d’esproprio per fini di utilità pubblica, come per la costruzione di strade, ferrovie, o lo spostamento di opere d’arte stesse come per l’intero sito archeologico di Abu Simbel nella costruzione della diga di Assuan.
Le leggi ci regolano nell'organizzazione ma dipende da quali volontà sono mosse, veramente per un fine bubblico? per il bene di chi e quale è la scelta giusta, gli esiti lo confermano ma non è il caso dia spettare una conferma .



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