martedì 21 luglio 2009

Proprietà intellettuale..No grazie!






Tempo fa si era già discusso all’interno della blog-class sui limiti nello sviluppo delle idee introdotti da legislazioni troppo restrittive sul copyright di contro alle potenzialità di un uso aperto e libero offerto dal nuovo concetto dell’open source. Ne rende conto il fatto che sia sfruttato dalle aziende stesse ormai. Ovviamente è giusto proteggere l’ideatore di un’ idea, invenzione, opera d’arte che sia, nel riconoscimento della paternità, ma anche in questo si deve trovare un equilibrio, premesso che già è garantito dalle leggi sul diritto d’autore. Inoltre in molti campi di ricerca è sempre più labile questo confine e pare più una lotta da parte delle grandi industrie di accaparrarsi monopoli in modo discutibile. Il problema che ora si è aperto è più che altro legato alla Proprietà intellettuale ora.
Per capire meglio il problema va distinto innanzi tutto che:

-Copyright © (diritto di copia) è l'insieme delle norme giuridiche sul diritto d’autore in vigore nel mondo anglosassone e statunitense.
-Il diritto d'autore è la posizione giuridica dell’autore di un’ opera, a cui leggi nazionali e convenzioni internazionali come la convenzione di Berna. Riconoscono la facoltà di diffusione e sfruttamento e il diritto ad essere indicato come tale anche quando abbia alienato le facoltà di sfruttamento economico (diritto morale d'autore).
-La proprietà intellettuale è l’insieme di principi giuridici che tutelano l’opera di autori, e attribuisce a creatori e inventori un monopolio di sfruttamento.

Certamente quest’ultima fa parte di una concezione orami obsoleta e più che altro è legato agli interessi di lobby che in questo modo possono controllare il mercato senza peraltro generare realmente un beneficio, ma anzi soffocare l’innovatività delle piccole/medie aziende principali responsabili dell’ innovazione. Un problema di questo tipo si è aperto ora con la proprietà intellettuale sul software. I produttori devono proteggersi dalle innumerevoli cause legali con spese di denaro sottratte alla ricerca, da parte dei proprietari (che non necessariamente ne sono produttori).
Questo fenomeno è già iniziato negli U.S.A e costa miliardi di dollari ogni anno, e lo stesso rischia di avvenire pure in Europa. La causa sta nelle leggi restrittive con un fondamento legale poco chiaro a quanto pare, e che è facile violare pure inconsapevolmente.
La Foundation for a Free Information Infrastructure si sta impegnando con una petizione nel bloccare questo processo.
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